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  • Presentazione seminario IL DOLORE CRONICO

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    Cinzia Contarini

    Mercoledì 25 marzo ore 17.30

    presso Macrolibrarsi Store,

    via Emilia Ponente 1705 – Cesena

     

    Il dolore cronico è un argomento molto dibattuto e in realtà poco compreso, poiché si continuano a sottovalutare le componenti emotive e tutte le esperienze del passato in ambito affettivo relazionale.

    Le emozioni, sia consce che inconsce, hanno non solo un impatto neurochimico sulla salute, ma plasmano il nostro campo morfogenetico e la nostra capacità di connetterci all’Anima. Non esistono emozioni negative, ma esistono emozioni dolorose che non possono restare a lungo bloccate nel nostro organismo, poiché questo crea uno stress cronico sottile e subdolo che altera il nostro stato energetico e di conseguenza la nostra salute.

    Emozioni non risolte creano stress cronico che logora il sistema psicocorporeo, alterando il Sistema Nervoso Autonomo e di conseguenza insidiando in profondità il ritmo e l’armonia fisica e producendo stati disorganizzati e non integrati.

    Chi soffre di dolore cronico è entrato nello stato autonomico dorso-vagale che ha come modalità la rinuncia, la rassegnazione e l’impotenza.

    Chi soffre di dolore cronico si abitua ad attivare un’attenzione estrema al suo corpo e a quello che avverte e questo amplifica ulteriormente il dolore.

    Chi soffre di dolore cronico vive in uno stato di tensione posturale, muscolare, articolare, tendinea e nervina continua.

    È in guerra con il suo corpo, e anche questo influisce sulla percezione del dolore.

    La nostra biologia si scrive attimo dopo attimo in relazione alla nostra biografia, alle esperienze passate e presenti.

    Il dolore cronico altera la nostra capacità di credere, pensare e sperare in una vita piacevole e ricca di energia, pertanto ci si abitua a scrivere una biografia di rinuncia, di rabbia repressa, di impotenza e di ingiustizia, e più crediamo in questa storia, più la nostra biologia si cronicizza.

    Le nuove scoperte epigenetiche ci stanno insegnando che non siamo vittime dei nostri geni, ma anzi siamo gli artefici del nostro destino, ma non si può più prescindere da un lavoro serio, onesto sul proprio stato emotivo, fisico e cognitivo.

    Chi soffre di dolore cronico odia collegare questo dolore ad emozioni represse dentro di lui/lei, minimizza, nega o trova inutile dare attenzione ed importanza alla sua qualità emotiva.

    Scrive Sebern Fisher che l’emicrania cronica o ricorrente ha diverse caratteristiche psico-somatiche (ovvero sia legate al corpo che al cervello e che inibiscono il sentire): rigidità, freddezza e rabbia repressa.

    Rigidità e freddezza sono due aspetti spesso ricorrenti in chi soffre di dolore cronico. La rigidità, sia fisica che mentale, così frequente nella nostra società, è sempre collegata alle situazioni di dolore, e in ambito clinico a disturbi psichici.

    Più la persona è rigida meno si metterà in discussione, fino ad arrivare allo psicopatico, totalmente chiuso nelle sue convenzioni disfunzionali.

    La freddezza corrisponde ad una situazione di congelamento interiore (dorso-vagale) che non viene mai consapevolizzato e così da stato emotivo si tramuta in un tratto caratteriale, e la persona si abitua a vedersi in un modo che non funzionale alla salute e alla felicità.

    Questo congelamento viene dal passato, da eventi relazionali infantili di sofferenza, di paura e di impotenza, dove l’ambiente era inadeguato e pericoloso per i propri sentimenti, ma tu non ci potevi fare nulla.

    La rabbia repressa, implosa dentro, è spesso autorivolta, e più la si nega più aumenta creando una vera fobia: il terrore di quello che potrebbe succedere se si lasciasse uscire.

    Vedete bene da questa spiegazione che il dolore cronico ha un fortissimo aspetto repressivo, che nasce da una programmazione primaria (infanzia ed adolescenza) altamente disfunzionale, che è stata dimenticata (Gabor Matè Quando il corpo dice no).

    La repressione emotiva porta ad inibire il sentire.

    E ciò è una delle conseguenze più gravi che le ferite del passato ci hanno creato, poiché dal sentire dipendono compassione, gratitudine, gioia, bellezza, gentilezza, coraggio, audacia e tanto tanto altro.

    Il peso del passato a livello biologico è enorme, ma può essere completamente trasformato, grazie alle nuove tecniche psicosomatiche, che lavorano sulle informazioni patologiche depositate dentro di noi che hanno creato: blocco dell’emisfero destro, disconnessione fra i due emisferi, disregolazione del sistema nervoso autonomo, memorie traumatiche depositate nel corpo (la cosiddetta memoria somatica o implicita).

    Grazie a queste tecniche la persona esce da questi blocchi e ritrova le parole per esprimere emozioni e sentimenti restati inconsapevoli fino ad ora, così da liberare finalmente il corpo, togliendogli un carico così pesante da portare. 

    VAV

     

    Il seminario si terrà il 5 aprile 2020 a Forlì presso il Puntodonna.

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